Bio

venerdì 4 febbraio 2011

Cetto al cinema...



Un breve stralcio del mio lungo approfondimento sul film, oggi nelle sale, "Qualunquemente". Per la rivista "Teatro Contemporaneo e Cinema").

Cetto Laqualunque è il noto personaggio ideato da Antonio Albanese (che ne è l’interprete) e Pietro Guerrera.
Esponente tipo della micro-politica calabrese, stereotipo senza censure del mestierante di piazza ignorante e volgare, sostenitore impenitente dell’illegalità quale baluardo di un’etica virile e di un “politicamente scorretto” come chiavi di lettura vere e pragmatiche della società. Questo e molto altro è “Cetto Laqualunque” (il nome stesso significa: “Accetto qualunque cosa, scenderei a qualsiasi compromesso”): una macchietta generata dai comizi di villaggio nei quali le sgrammaticature, le promesse di un futuro a portata di tasca, gli arzigogoli linguistici sono prerogative inconfondibili. Il tutto condito da un look imbrillantinato, sempre dozzinale, una gestualità e un accento calabro che fanno impallidire gli indigeni.
“Cetto” è stato per anni il protagonista di gag televisive, promosse più di recente dal programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa”: la sfida di oggi sono le sale cinematografiche.
Diretto da Giulio Manfredonia e circondato da un magnifico cast (Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicole Rigagnese, Davide Giordano), “Cetto” ha finalmente una storia, un vissuto che seguiamo passo passo nella sua terra assolata di palazzi fatiscenti, iscrizioni del paesaggio trapuntate di pallottole, fuoristrada che imboccano le gradinate come se stessero percorrendo regolari frammenti d’asfalto. Un contesto a metà tra il Far West e il peggio delle Favelas brasiliane, che si fa anche affresco tragicomico di un sostrato psicosessuale, di un’arretratezza selvaggia e nel contempo folkloristica di un Sud tremendamente abbandonato a se stesso.
«Ci siamo informati,» è la battuta-tormentone di Albanese nelle conferenze stampa e negli show televisivi in cui promuove il suo Qualunquemente «e Cetto è ormai un moderato». L’allusione di Albanese è comprensibile, poiché Qualunquemente imprime sul suo personaggio una cifra, per la prima volta, nazionale. Cetto Laqualunque non è più un simbolo dell’estremo Sud, ma un fraudolento e impietoso politicante che massacra di satira i “colleghi” di tutta Italia. L’incarnazione di un astuto edonista nel quale, dialetto strettissimo a parte, si colgono a ogni piè sospinto i riferimenti alla politica italiana con inquietanti ispirazioni alla realtà.